In Italia si sta sviluppando una riforma dell’IRPEF, basata sulla progressività, che mette in discussione il ruolo della flat tax
L’imminente riforma dell’IRPEF potrebbe anche porre le basi per una revisione dell’imposta unica, un’imposta non progressiva ma uniforme riservata nel nostro Belpaese alle partite IVA con requisiti di reddito specifici. L’orientamento del governo Draghi è la riforma fiscale, che si muove verso la fiscalità progressiva, come si evince dalle linee guida PNRR e dagli esiti delle audizioni parlamentari, tenendo conto della riforma fiscale di fine anno (rigorosamente corredata anche al riordino delle detrazioni Irpef).
Ebbene, rispetto ad altri Paesi europei, la situazione appare disomogenea, con risultati più o meno positivi laddove la flat tax è in vigore. Facciamo una rapida analisi comparata, così da comprenderne meglio i pro e contro di una tassa piatta rispetto ad una progressiva.
Nei paesi dell’ex blocco sovietico si applica principalmente la flat tax. Il primo Paese europeo ad applicarla è stata l’Estonia, dove dal 1994 esiste una flat tax del 26% (nel 2017 è scesa al 20%). Seguono Lettonia (flat tax del 25%, ridotto al 23% nel 2017) e Lituania (flat tax del 33%, ridotto al 15%). In Russia l’aliquota unica è del 13% e in Bulgaria, Macedonia e Bosnia ed Erzegovina è addirittura ridotta al 10%.
Altri paesi europei in cui opera: Romania con un’aliquota del 16%, Ungheria con un tasso del 16%, Ucraina con un tasso del 13%, Bielorussia (13%) e Georgia (20%).
Nei Paesi in cui si applica già la flat tax la progressività della tassazione è data dalle deduzioni e/o detrazioni concesse ai contribuenti per garantire sostegno per il ceto medio e sostanziale equità contributiva da parte di tutti. Un principio agli antipodi rispetto a quello su cui si basa l’attuale tassazione a scaglioni di reddito, basato sull’idea che sia più corretto tassare in modo diverso i ricchi e i meno abbienti.
Nei paesi in cui esiste già un’imposta unica, una maggiore semplicità fiscale e l’uso di un’aliquota più bassa hanno avuto un effetto positivo che ha favorito la scomparsa di imposte non dichiarate, poiché i contribuenti sono stati incoraggiati a pagare le tasse con un’imposta inferiore. Un altro vantaggio è stimolare gli investimenti (che a loro volta aumentano le entrate fiscali complessive). In generale, i paesi che hanno applicato l’imposta unica hanno beneficiato in termini di crescita della classe media e dell’imprenditorialità. Un’imposta unica da sola non garantisce la semplificazione fiscale automatica. I paesi che l’hanno attuato con successo hanno anche avviato riforme strutturali parallele al riguardo. Esiste infatti anche un caso di esenzione dalla flat tax, ed è quello rappresentato dalla Slovacchia, che ha introdotto una flat tax del 19% per poi ricadere dopo 9 anni senza ricevere un aumento nel breve medio termine nel reddito.