La geopolitica e la borsa sono sempre state strette da un doppio nodo, ma analizzando i dati di ieri è stato davvero evidente. Non accadeva dal lontano 21 aprile 2019: data storica per il petrolio e giorno in cui nel premercato il barile dell’oro nero aveva superato i 67 dollari. Ieri, 18 maggio 2021, il petrolio Wti ha registrato un calo importante (-2,6% ). Il prezzo del barile a 64,54 dollari, dopo essere comunque sceso fino a una minimo di 64,11 dollari. Il barile ha perso quindi 1,73 dollari ed è diventata la “materia prima” che oggi, all’apertura delle borse, sarà attenzionata dagli investitori di tutto il mondo.
A causare il crollo sono stati i significativi passi in avanti fatti nei negoziati sul nucleare iraniano. I colloqui che, si svolgono alla presenza dei rappresentanti dell’Iran e dei 4+1 (Francia, Germania, Regno Unito, Russia e Cina), proseguono e anche gli USA dell’amministrazione Biden sembrano tenersi aperta una finestra di opportunità, molto differente rispetto al ritiro unilaterale dall’intesa deciso da Donald Trump nel 2018, per la risoluzione della crisi e per il successivo avvio di un’iniziativa diplomatica di più ampio respiro che porti alla costruzione di un’architettura di sicurezza nella regione del Golfo. La complessità e l’incertezza della situazione lasciano in “Suspense” il mondo intero.
Per gli investitori alle prime armi occorre ricordare che ci sono due tipologie di Petrolio, il WTI, estratto negli USA, per lo più nel Texas, da cui deriva il nome di WTI ( West Texas Intermediate) e il Brent estratti principalmente nel Mare del Nord. A livello mondiale, quando si parla di petrolio, si seguono queste due quotazioni. Il Brent è scambiato sul London International Petroleum Exchange ed il suo valore funge da riferimento sul mercato europeo e del 60% del mercato mondiale.