Quando si parla di emergenza nazionale, si torna a parlare dei prelievi forzosi da parte dello Stato.
Un po ‘perché questo è già avvenuto nel corso della storia d’Italia e non solo, per la precisione, con il governo Amato nel luglio 1992, e un po’ perché l’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus ha messo il nostro Paese in una dura morsa, tra incertezza e recessione, che saranno sicuramente seguite da una profonda crisi economica, le cui conseguenze probabilmente si stanno già facendo sentire.
In situazioni di questo tipo diventa quasi inevitabile non pensare all’ipotesi che lo Stato possa fare una tassazione sui risparmi degli italiani.
In cosa consiste il prelievo forzoso
Si tratta di un’imposta che lo Stato può prelevare senza alcun permesso dai conti correnti di tutti i cittadini in caso di grave o imminente crisi finanziaria ed economica come fonte di ulteriore liquidità.
Il Governo, in queste situazioni, dichiara e determina un importo basato su una percentuale, calcolata in relazione al totale attivo disponibile. Solitamente il Governo fissa una soglia al di sotto della quale i prelievi forzati non si applicano, ma potrebbe decidere di applicare la tassa senza eccezioni a qualsiasi deposito attivo.
Ricordiamo che con il governo Amato, nel 1992, con il decreto 133, prelevò forzatamente una tassa corrispondente al 6 per mille, sui conti correnti degli italiani.
Dall’inizio dell’emergenza sanitaria ad oggi, il debito pubblico dell’Italia (il PIL), è cresciuto dal 134 al 160% con un rapporto pari al 6%, anche se alcune prospettive negative aggiuntive prevedono che potrebbe addirittura aumentare fino al 10% .
Se il governo decide di applicare questa strategia, dei prelievi forzosi, per risanare il debito pubblico, ad esempio, del 10 per mille, per ogni 1000 euro di risparmi, lo Stato tratterrà 100 euro, per 10 mila 1.000 euro, per 100 mila 10 mila euro, e così via.
certamente non ci sono certezze, si presuppone che il governo prenderà una simile decisione nei prossimi mesi, il che, vista la situazione attuale, rischia di essere altamente inefficace oltre che pericolosa e controproducente, in quanto potrebbe portare istantaneamente a un default finanziario.
Come proteggere i risparmi da un eventuale prelievo forzoso
Non ci sono regole fisse per evitare la tassa anche detta “patrimoniale”. Alcuni piccoli suggerimenti sono:
- non lasciare i risparmi su un conto corrente a rendimento zero, ma investirli con aiuto di esperti;
- investire in beni da rifugio come l’oro;
- investire in titoli di Stato o bond;
- investire in azioni massimizzando la diversificazione degli investimenti.
Con questi consigli, quando il Governo annuncerà il prossimo prelievo forzato e quasi contemporaneamente lo consentirà, si ridurrà l’impatto sui risparmi sul conto corrente.