Brasile, India e Cina e i cambiamenti climatici

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
spesa pro ambiente

Dopo il quadro europee, ecco le posizioni dei paesi Mondiali sul tema del G20 e dei cambiamenti climatici

BRASILE: Rimangono seri dubbi sulla politica del governo di Jair Bolsonaro per fermare la crescita delle emissioni e la deforestazione a causa della crescente domanda di carne e soia diventa una delle principali preoccupazioni. L’agricoltura rimane la seconda fonte di emissionidi gas serra ed è essa stessa un elemento chiave della deforestazione. Per quanto riguarda il settore energetico, un chiaro motivo di preoccupazione è il fatto che i progetti per le infrastrutture disponibili a basarsi sui combustibili fossili, inclusi carbone e gas. Nota positiva è il costante aumento della capacità eolica e solare.

INDIA: Il Paese non ha definito impegni sul raggiungimento della neutralità carbonica in vista della Cop26, ma si è limitato a impegnarsi formalmente a produrre, entro il 2030, 450 Gigawatt di energia da fonti rinnovabili (gli impianti già installati generati 100 Gw), come è emerso dalla recente riunione interministeriale dedicata alla definizione della posizione di Nuova Delhi al vertice.

L’India rimane un ‘Paese ‘high performer’ nell’Indice delle Performance sul cambiamento climatico (Ccpi) ed è sulla strada giusta per raggiungere l’obiettivo dei 450 Gw prodotti da fonti rinnovabili entro il 2030″, ha scritto in un tweet il ministro dell’Ambiente, Bhupendra Yadav.

L’India è il terzo Paese per emissioni di gas a effetto serra. Quasi il 60% dell’energia consumata viene dal carbone. Il rapporto del Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite evidenzia come il Paese abbia un margine di miglioramento sul fronte della riduzione delle emissioni.

CINA: Pechino ha assunto, come “obiettivo vincolante”, il taglio dell’intensità del carbonio (il dato che misura la quantità di emissioni di gas a effetto serra per unità di PIL), del 18% dal 2020 al 2025. Tale impegno, preso nel Piano quinquennale per l’economia e lo sviluppo sociale, è stato ribadito dal governo a pochi giorni dall’inizio della Cop26.

Oltre a ribadire gli impegni presi lo scorso anno – raggiungere il picco delle emissioni prima del 2030, la neutralità carbonica prima del 2060, e diminuire l’intensità carbonica del 65 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 200 – Pechino ha rivendicato i “significativi” risultati degli ultimi anni. A partire proprio dall’intensità carbonica: nel 2020 è diminuita del 18,8% rispetto al 2015 e del 48,4% sul 2005.

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